venerdì 26 settembre 2008

Opera buffa o opera seria?

Il “Don Giovanni” è un dramma giocoso diviso in due atti. In realtà, questa dicitura che compare nel sottotitolo originale dell'opera dice abbastanza poco sul carattere dell'opera: "dramma giocoso" si chiamavano all'epoca anche farse del tutto assurde. Dal punto di vista formale, è un' opera buffa (così la chiama Mozart nel catalogo delle sue opere), con la presenza di elementi tratti dall'opera seria, come i pezzi scritti per Donna Anna e Don Ottavio. Inoltre su tutta l’opera, dall’inizio alla fine, incombe l’ombra della morte e dell’intrigo di un destino funesto. Per tutti i personaggi è sempre questione di morte. Anche Da Ponte doveva immaginare un’atmosfera simile, se vogliamo credergli quando racconta di essersi ispirato all’inferno dantesco durante la stesura del libretto. Insomma, stilisticamente il Don Giovanni è in bilico fra opera seria e opera buffa, e allo stesso modo, il tono generale oscilla fra tragedia e commedia, ben giustificando quindi il sottotitolo "dramma giocoso" con cui da Da Ponte sigilla l'intera opera. Non si potrebbe infatti forse porre il Don Giovanni di Mozart sullo stesso piano delle grandi tragedie greche, il cui obiettivo catartico è a noi ormai noto da tempo, e riuscire ad intravedere nella statua del Commendatore quel deus ex machina, dalla natura quasi divina, trasmettitore di giustizia e moralità? Tutto questo potrebbe giustificare la continuazione del titolo, ovvero "Il dissoluto punito". Infatti, arie e recitativi dei due atti sono preceduti in apertura da una sinfonia dalla matrice tutt'altro che allegra, che inizialmente non troverebbe motivo per essere stata scritta con tali toni drammatici, visto ciò che ci si aspetta da una sorta di "commedia", ma che trova con pienezza la sua spiegazione alla fine dell'opera, in cui ricompare e avvolge a poco a poco il corpo di Don Giovanni fino a stringerlo per trascinarlo nell'oltretomba.

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